“Emerse dalle tenebre.
Memento e incubo”
A.D. Altieri – Il Demone
Qualcosa era cambiato, tutti noi ne avevamo la netta sensazione, qualcosa era mutato, forse per sempre.
Sembrava come se un virus stesse corrodendo le basi stesse di una creatura perfetta, refrattaria a ogni tipo di malattia, in apparenza sana e determinata come sempre, nel profondo le prime crepe si facevano largo con convinzione e potenza inaspettata.
Giravano voci, giravano notizie incontrollate che la censura militare faticava a intercettare.
Voci che raccontavano di abdicazione, di contrasti sempre più forti all’interno della corte dell’Imperatore, voci che raccontavano di morti sospette e regolamenti di conti.
Di inseguimenti attraverso epoche, lungo i tunnel del multiverso, orizzonti lontani di mondi sconosciuti.
Voci che raccontavano di un mostro assetato di sangue, qualcosa oltre ogni immaginazione.
Un mostro che avrebbe posto fine.
A tutto.
Metano.
Ricopriva la superficie, cristallizzava ogni singola molecola della vallata, scintillava attraverso un intero array di rocce affilate come pugnali da combattimento.
Metano.
In sospensione, ovunque, attraverso la visiera del sistema autorigenerativo di sostentamento vitale. Lungo la linea del tramonto verdastro, a rifrangere la luce morente sulle cime innevate, sui deserti roventi, nelle caverne desolate scavate da millenni di tempeste acide.
ERA ovunque, invisibile, inodore, letale.
Morte, MORTE con un respiro!
Misi un ginocchio a terra osservando il pietrisco verdastro che si stendeva a perdita d’occhio, stesi il palmo della mano guantata, raccolsi pochi granelli leggeri respirando con calma, concedendo alla mente di aprire sensazioni, espandere percezioni al di là dell’odore della caccia.
Umano? BESTIA?
Chiusi gli occhi, il respiro mutò per primo, lentamente i battiti nelle orecchie assunsero una tonalità sorda, composta, affondai senza rendermene conto le mani nella sabbia, facendo presa, artigliando con forza, insozzando a fondo la superficie della tuta.
Il bacino si distese in orizzontale, le cosce spinsero il corpo in una posizione elastica di slancio.
Le pupille divennero fessure attraverso iridi giallo acido, le vertebre cervicali scricchiolarono violentemente.
Brucia, BRUCIA!
Quando la luce della gigante rossa bucò l’orizzonte iniziando il ciclo di veglia fu impossibile trattenere l’urlo, fu impossibile non assaporare le zanne che grondavano bava all’interno del casco.
La caccia ebbe inizio.