Dio non esiste.
Se davvero per sbaglio ci fosse un dio, di sicuro non avrebbe creato quei mostri di cavallette da una spanna abbondante che girano i questi giorni, da queste parti.
E non parlatemi della cazzo di catena alimentare del cazzo, si fotta la catena alimentare, sono mostri che vedresti bene tra le pagine della bibbia, mica in periferia ovest Milano.
Ti guardano con gli occhietti neri mentre appoggi la mano sulla bombola e loro emergono da dietro, sfidandoti, con tutto lo schifo che si portano dietro.
Topi, pipistrelli, serpenti, rane, lucertole, mettetemi tra le mani tutto.
Gli insetti mi fanno schifo e reagisco dannatamente male, per la precisione con l’estintore a CO2, e vederle contorcersi sotto il getto ghiacciato, beh mi soddisfa alquanto.
Dicono che è il clima tiepido di questi giorni, le ottobrate, ‘fanculo pure alle ottobrate.
La pianura padana ha il suo fascino, una cosa strana per noi che ci siamo nati, qualcosa che ti spinge a fermarti a lato dell’autostrada e fotografare un campo di riso, qualcosa che però fa a pugni col-clima-tiepido-del-cazzo.
Amen.
Massimo ha venduto.
Ricordo quando dicevo “ti si vuole bene, ma ora vendi” e una specie di groppo amaro mi ostruisce la gola.
Massimo è l’Inter, lo è sempre stato, lo sarà sempre, così come lo era prima di lui suo padre.
Quindi vedere la fotografia di un tizio che farà il proprietario a mezzo mondo di distanza, beh mi mette addosso una certa tristezza.
E’ il mercato globale del cazzo baby!
‘Fanculo mica detto che ci debba piacere per forza.
E quindi ecco, ottobre se ne va, la mia schiena me lo ricorda allegramente tutte le mattine, quello che mi manca lo sapete da tempo.
Mezze giornate per buttar giù qualche trama e dei personaggi appena decenti, un bel sorriso sincero sotto a un paio di occhi magari verdi, chiacchiere rilassate davanti a una birretta.
Io sono una bestia semplice, mi accontento di poco, ci faccio sopra troppi ragionamenti, il problema è quello.
E i peli nella barba sempre più bianchi non aiutano.
Checcazzo.