La Pattuglia dell’Alba – Don Winslow

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Ci sono momenti che lasciano il segno, frazioni di secondo, attimi che possono far pendere la bilancia della tua vita da un lato o dall’altro:
Lo diceva nel ’58 Fritz Lieber ne Il Grande Tempo, lo confermo, lo sottoscrivo col sangue.
Questi momenti spesso sono attraversati da fulmini a ciel sereno, schegge purissime che non riesci ad abbandonare, nemmeno affogando nelle sabbie mobili, nemmeno con un calibro 400 Alaskan infilato nella spalla.
La Pattuglia dell’Alba è un libro meraviglioso, ho letto altri due libri di Winslow, Il Cartello e L’Inverno di Frankie Machine, ma questo.
Questo.
Noi orfani di Altieri alla ricerca di qualcosa, di un linguaggio di un aggettivo che ci riporti là, che ci riporti a casa.
Non è così, non PUO’ essere così ma.
Ma Don è un grande narratore noir, le sue parole scivolano via, riempiono il cuore, impattano spesso come grossi calibri.
Poi Don ha il mare dentro, vivendo a San Diego, respirando il surf da sempre, lui ha dentre le onde.
Il surf, le onde, il mare.
Don s’inventa un gruppo di amici, tutti uomini tranne uno schianto di bionda californiana, tra l’altro la migliore tra loro sulla tavola, Don s’inventa le vite di ognuno e le riunisce tutte le mattine, a cavallo delle tavole, in attesa delle onde, prima di qualsiasi altra cosa.
Tutto parte da qui e si intreccia in un bel giallo tra locali strip, polizia, papponi e onde.
Onde.
Surfisti e onde in attesa di un Big Wednesay che sta per arrivare, che cambierà le vite di tutti.
Per sempre.
E’ un periodo strano, pieno di rancori, avaro di amore e di serenità, ma anche in mezzo a tutto questo sono riuscito in parte a rifugiarmi in queste pagine e a respirare il mare.
Non ho mai provato una tavola, ma so aspettare un’onda e conosco bene la sensazione di leggerezza e di volo, quando questi mostri creati dal nulla ti raccolgono, ti schiacciano, ti sbattono facendoti rendere conto, se ce ne fosse bisogno, di quanto siamo fatti di nulla e insignificanti rispetto a certe forze della natura.
Non ho bene idea di dove io stia andando, dove mi porteranno questi giorni.
Una cosa la so.
Non voglio smettere di leggere, di scrivere, di avere il mare dentro.
Come Don e i suoi amici.