BlackG

Accarezzo il tuo corpo sinuoso, vociare intenso rimanda fumo di vita.
Osservo con calma il tuo ruvido piacere, due tonalità lente di un popolo freddo, eppure mai così vicino.
Come adesso.
È una serata di quelle che non sai e non vorresti chiedere, ma sapere più di ogni altra cosa cosa diavolo succede e perché queste ali stentano a decollare.
Vorrei descrivervi una cosa che spesso scivola via in quelle che ho sempre creduto dure cazzate.
Capita che tutto.
Ma proprio tutto si blocca.
I tre amici ti osservano, percepisci il piano di legno bagnato dove appoggi gomiti più stanchi del solito, gocce condensate lungo il vetro brunito dal liquido nero.
Sentore di donna lì a destra, risate lontane.
Un sospiro in alto vicino alla scala, il trifoglio d’Irlanda.
Cristalli che uniscono particelle di suono, maree ambrate che donano tinte di miele in traslucido.
Odori lontani, la musica batte.

E tu non ci sei.

Non sei qui.

Ed è come un ronzio che stenta a svegliarti, bocche si aprono senza-emettere-suono c’è solo quel nero, infilato a forza nel vetro, sormontato da una cima di panna solida.
Filtrato attraverso l’immagine di un’arpa dorata

E dubbi.