Apro e chiudo due discorsi a caso

Paletta.

-Mi favorisce i documenti?
Porcatroiabeccatomihabeccato
Tenga.
-Ok, solo un attimo.
Si allontana, molla il tutto al collega, torna da me.
Lei ci passa davanti, senza cintura, al telefono e neanche fa finta di qualcosa.
Poche palle ha ragione di brutto.
Guardi ha ragione, c’è davvero poco che io possa dire, solo ero appena uscito dal cliente là dietro vede? Stavo per mettere cintura e auricolare, lo vede lì in basso? E’ suonato il maledetto è ho risposto. Se deve faccia la multa, mi ha beccato al volo.
– Va bene per stavolta, ma stia attento, lo diciamo a tutti è DAVVERO pericoloso.
– Ci conti agente, se posso aggiungere solo una cosa.
– Dica.
– Lei è il funzionario di pubblica sicurezza più carina che abbia mai incontrato, direi stupefacente.
Sorride una risata bianchissima sul viso abbronzato incorniciato da una cascata lucida di capelli neri.
Vada, vada.

 

Diciotto settembre, sera.

-Papà ma ancora!?!?
-Cosa?
-Berlusconi alla tele!
-Eh…
-Ma è un vecchio che spara cavolate!
-Eh…
Io rido di gusto, lui si allontana e dopo due decimi di secondo si è già dimenticato del condannato.
Dimenticare è la parola appropriata.

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Non mi sono ripreso, non ancora.

Se sei entrato in una piscina a cinque anni e ne sei uscito a diciotto, qualcosa di idrico che si muove dentro e ti spinge a buttarti in avanti verso l’orizzonte blu, rimane.
Se passi due settimane a mollo in uno dei mari più belli del mondo (credetemi sulla parola, ne ho visti parecchi), qualcosa, dentro, rimane.
Se è stato persino bello inventarsi un aperitivo con in mano un sigaro e una birraccia fetida, ogni sera, scoprendo che i bambini crescono e te lo lasciano fare, qualcosa rimane.
Se tornare qui è ripiombare in un maelstrom di preoccupazioni e merdate assortite.
Se.

Non mi sono ripreso, non ancora.