Roughneck

In effetti, se ci penso, forse avrei potuto anche trovarmi bene in un ufficio ninetofive, riunioni, smartphone sulla scrivania, davanti al pc.
Probabilmente non è successo per alcuni motivi, insomma non credo di avere le capacità necessarie per fare il dirigente di qualcosa o essere in grado d’integrarmi nelle logiche di sangue di un ufficio in una grossa società.
Forse sono troppo stupido o ingenuo, magari talvolta pure un po’ fancazzista.
Credo che a prescindere dai periodi bui ogni lavoro abbia un suo fascino intrinseco che sbuca fuori quando meno te lo aspetti.
Certo girare per cantieri fangosi o carpenterie roventi fa dubitare del concetto, ma in fondo neanche tanto.
Si impara a conoscere gente che costruisce con le mani.
Gente che non bisogna sottovalutare in alcun modo, anche se a malapena conosce la posta elettronica.
Gente stufa preoccupata per i figli.
Invisibili quasi per tutti.
Uomini e donne che covano rabbia sorda.
E stringono con forza pugni guantati.

19 thoughts on “Roughneck

  1. Pinzalberto ha detto:

    La rabbia la coviamo anche in ufficio noi poveri impiegati fantozziani. Forse la differenza è il self-control, causa di gastriti e ulcere gastrointestinali. Io volevo fare il meccanico, o lo sfasciacarrozze. Ma sai, per i genitori degli anni ’60 ragioneria era il futuro migliore per un figlio…. A proposito, quand’è che ci sfasceremo d’alcool insieme?

  2. metalupo ha detto:

    “Da Pinza – autofficina demolizioni” cazzo suona da dio.
    Gli sfascia, se sai trattarli, sono i migliori, grandissimi pagatori nel modo migliore.

    Tu vieni a Milano, io pago bevande.

  3. keepmehere ha detto:

    per quanto sia incredibile, detto da una donna, pure io volevo imparare a capire i motori, saperci mettere le mani, farli funzionare.
    e invece no, dopo varie vicissitudini sono finita dietro una scrivania anch’io, a masticar nervoso per il fastidio perenne di dover sempre dire ok, va bene. il lavoro dipendente è una gran fregatura, ooh si

  4. Caroline Kiig ha detto:

    Porca vacca, Lupo, credo sia la soluzione per la mia giornata. Mi rivolgerò ad una bottiglia di ruché (se non mi provocasse fastidiosi reflussi giuro che mi voterei ai superalcolici)

  5. ventisqueras ha detto:

    sta solo a noi convincerci che nonostante tutto e tutti, più su delle nuvole esiste quella stella gialla chiamata sole, che ci scalda e illumina da millenni e non è ancora stanco
    🙂

  6. Aspettando_Godot ha detto:

    Eh… il lavoro duro…
    Ne so qualcosa.
    Sorrido.
    Con gli occhi verdi.
    Nella hall, aspettando il ceco per andare a cena.

  7. 321Clic ha detto:

    La maggior parte dei giorni esco dal lavoro senza avere la percezione di cosa ho fatto per otto ore. Cosa ho costruito? Niente.
    Quelle rare volte in cui ancora capita di entrare nello stabilimento, mi incanto a guardare le bramme di acciaio che si trasformano sotto le mani esperte dell’operaio di turno. Che dall’impiegato è stato sempre guardato con un certa superiorità. Sarà che mio padre in mezzo a quei rotoli ci ha passato trentacinque anni, sarà che ho sempre avuto rispetto per chi sa sporcarsi le mani, però io mi sento più vicina a loro che a chi fa il mio stesso lavoro.
    Quelle sono le persone vere, che faticano per arrivare a fine mese mantenendo dignitosamente una moglie e due figli.
    Il mese e mezzo di sciopero che abbiamo fatto per la nostra fabbrica, l’ho passato in mezzo a loro, pure se sono una donna. E sono orgogliosa di aver ricevuto in regalo uno dei loro caschetti.

  8. Bachelorette ha detto:

    Non ci si spiega per altro come mai tu scriva correttamente in italiano. Anomalie.

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